Protagonista della danza: Kurt Jooss
Jooss, l’essenzialista
Figlio della danza libera e direttamente formato al «credo» di Rudolf Laban è il tedesco Kurt Jooss, nato a Wasseralfingen (Wiirttemberg, nei pressi di Stoccarda) nel 1901 e scomparso nel (1979).

ballerino Kurt Jooss
La madre è una cantante, e Kurt viene iniziato alla musica e al canto fin da giovanissimo. Studia al Conservatorio di Stoccarda (1919-21) e nella stessa città frequenta la scuola di recitazione di Remolt-Jessen. Determinante è il suo incontro con Laban, di cui frequenta assiduamente i corsi prima a Stoccarda, poi a Mannheim e ad Amburgo (1922-23). Dalla compagnia di Laban si separa nel ’24, quando viene ingaggiato come coreografo stabile dal Teatro municipale di Münster. In questo teatro Jooss forma la sua prima compagnia di danza, la Neue Tanzbühne, di cui fanno parte la danzatrice Aino Siimola, sua futura moglie, il danzatore di scuola labaniana Sigurd Leeder, che diventerà il suo massimo collaboratore, e il compositore Fritz Cohen.
Per la sua compagnia, tra il ’24 e il ’26, Jooss compone Ein persisches Ballett (1924), Der Dämon, su musica di Hindemith, Die Braufthart, su musiche di Rameau e Couperin, i balletti da camera Grotesque e Larven (tutti del ’25) e ancora Tragödie, su musica di Cohen, e Kaschemme (entrambi del ’26), dove già comincia a delinearsi il suo personale mondo espressionista.

Kurt Jooss a lezione
In quegli stessi anni Jooss, desideroso di accrescere le sue conoscenze sul movimento, si reca prima a Parigi e poi a Vienna, accompagnato da Sigurd Leeder, per una serie di soggiorni di studio sulla tecnica della danza classica.
Dopo una tournée in Germania e in Austria, i due danzatori si recano a Essen, dove Jooss, dal ’27, assume l’incarico di direttore della sezione danza della Folkwangschule. Oltre all’ attività didattica, Jooss prosegue il suo lavoro di coreografo: nel ’28, in seno alla scuola di Essen, fonda una compagnia di allievi selezionati, il Folkwang Tanztheater Studio, per cui realizza balletti come la Pavane pour une infante défunte (1929, musica di Ravel), una nuova versione di Pétrouchka di Stravinskij (1930) e del Gaukelei di Laban (1930). Nel ’30 è nominato direttore del ballo del Teatro dell’Opera di Essen, e la sua compagnia, assunto il nome di Folkwang Tanzbühne Essen, diventa la troupe ufficiale del teatro.
Nel ’32, con il capolavoro Der grüne Tisch (Il tavolo verde), vince il primo premio al Concorso internazionale di coreografia organizzato da «Les Archives internationales de la Danse» di Parigi. Opera eccezionalmente forte, drammaturgicamente geniale per incisività e impatto espressivo, Der grüne Tisch è il più perfetto tra i balletti di Jooss, Sulla musica lieve e pungente di Fritz Cohen, esplode una satira crudele sull’ipocrisia dei potenti, che dell’ altrui vita decidono senza scrupoli, riuniti a congresso attorno a un simbolico tavolo da gioco. Opera politica e pacifista, tragica e grottesca, allegorica e ironicamente dolorosa, Der grüne Tisch sancisce la fama internazionale di Kurt Jooss, che decide di creare una sua compagnia autonoma, i Ballets Jooss, fondati nello stesso anno del debutto del Tavolo verde. Sempre nel ’32, a Colonia, presenta The Big City, un balletto che, ammiccando al music-hall, narra i problemi e le sofferenze degli abitanti di una metropoli.

Kurt Jooss con Laban
Ovviamente gli esponenti del nazionalsocialismo, in Germania, non vedono di buon occhio gli spregiudicati balletti a sfondo socio-politico creati da Jooss. Così l’avvento del nazismo al potere costringe il coreografo ad abbandonare il suo paese per trasferirsi all’estero, in Inghilterra. A Dartington Hall, presso Cambridge, Jooss, assieme al fedelissimo Leeder, fonda una scuola (1934) e ricostituisce la sua compagnia. Dal ’35 in poi presenta Ballade (1935, su musica di J. Colrnan), The Mirror, ispirato alle frustrazioni del dopoguerra (1935, musica di Fritz Cohen), Johann Strauss Tonight! (1935, musica di Strauss, arrangiata da Cohen), una nuova versione di Seven Heroes (1937, su musica di Purcell arrangiata da Cohen, balletto già presentato in una prima versione nel ’33), A Spring Tale (1939, musica di Cohen), Chronica (1939, musica di Goldschrnidt), una nuova versione del Figliol Prodigo (balletto già realizzato nel ’31 su musica di Prokofev, e riproposto nel ’39 in un allestimento originale su musica di Fritz Cohen), Company at the Manor (1943, sulla Sonata La Primavera di Beethoven), e infine il dramma coreografico Pandora (1944, musica di R. Gerhard).
Dopo un soggiorno in Cile, Jooss, nel ’49, torna in Germania, dove riorganizza il suo insegnamento presso la scuola di Essen, che torna a dirigere dal ’51. Ricostruisce anche il suo Folkwang Tanztheater, ma per difficoltà finanziarie deve sciogliere la compagnia nel ’53. Dal ’54 al ’56, è direttore del ballo del Teatro dell’Opera di Düsseldorf, dove ripropone due opere di Stravinskij: Pulcinella (creato nel ’32) e Persefone (che aveva già realizzato nel ’34 per Ida Rubinstein).
A partire dal ’62, anno in cui viene ricostituito il Folkwang Ballet, compone Die Feen Konigin (1962, musica di Purcell), Castor und Pollux (1962, musica di Rameau) e Dido und Aeneas (1966, musica di Purcell).
Alcune delle sue coreografie sono state oggi adottate da molte celebri compagnie di danza e balletto. Il suo capolavoro, Il tavolo verde, autentica «danza di morte» dalla dimensione epica e monumentale, è entrato a far parte del repertorio di complessi come il Joffrey Ballet e il Cullberg Ballet.

ballerino Kurt Jooss
Alla base del lavoro coreografico di Jooss sta il principio dell’essenzialismo (secondo la terminologia adottata dallo stesso coreografo), nel senso di sintesi significativa di idee e di sentimenti attraverso tutte le loro gradazioni. Soltanto grazie alla concentrazione sull’essenziale, sostiene Jooss, è possibile ottenere un’autentica «forma danzante». Ogni balletto deve comporsi di una serie di immagini forti e concise, profondamente teatrali, atte ad esprimere il massimo grado d’intensità drammatica. Compito del coreografo, quindi, è rivolgersi costantemente alla ricerca di un nucleo di realtà più denso, più atto a comunicare della realtà quotidiana stessa. Così che per Kurt Jooss la danza dev’essere innanzitutto teatro, rappresentazione delle verità più profonde di un’ epoca; e a questo scopo qualsiasi movimento, qualsiasi sequenza di danza non può nascere se non con un senso teatrale preciso e profondamente significante, escludendo a priori ogni stratagemma calligrafico o formalistico.
Massimo profeta del balletto d’azione espressionista, Jooss formula una tecnica in cui l’accademismo, purificato da ogni cliché estetizzante, funga soltanto da base: eliminando perciò sovrastrutture virtuosistiche a favore di una danza edificata drammaturgicamente, in grado di tenere conto, innanzitutto, del «messaggio» da comunicare. In tal senso, si può dire che la tecnica di Jooss si costituisca come un solido ponte tra il balletto accademico e la danza libera.
Nella messa a punto del sistema didattico approntato da Jooss, parte integrante ha avuto Sigurd Leeder, il danzatore tedesco che lavorò a fianco del coreografo fin dalla fondazione della sua prima troupe, negli anni ’20. La tecnica creata da Jooss, oggi, è comunemente nota sotto il nome di tecnica Jooss-Leeder.
Altri collaboratori fondamentali per il lavoro di Jooss sono stati il danzatore tedesco Hans Züllig (coreografo e insegnante: dal punto di vista didattico il suo contributo allo sviluppo della scuola di Essen è stato determinante fin dagli anni ’50) e il francese Jean Cébron, danzatore, coreografo e straordinario didatta. Partito dalla tecnica Jooss-Leeder, Cébron ha messo a punto un proprio stile personale di danza moderna, che ha trovato vari adepti in Europa (in particolare in Germania), dove Cébron ha insegnato per moltissimi anni.